Erano i tempi in cui il Corrierino aveva me e mia sorella tra i suoi lettori più furiosi.
Lei, che era più piccola, impazziva per la Pimpa di Altan e possedeva perfino qualche gadget della sua beniamina a pois rossi, cosa ancora non troppo usuale allora. Io sopra tutti gli altri fumetti adoravo la Stefi, la sorella minore di Valentina Melaverde, la bambina ironica e curiosa che non accettava mai una regola prima di averla capita. L'aspettavo trepidante tutte le settimane, nel giorno designato.
Sono stata bambina con queste letture qua. Voglio chiedere a papà perché ha cominciato a comprare per le sue figlie proprio il Corrierino, e non Topolino o Paperino, che scelta è stata. Forse gli saranno sembrate storie più adatte a delle bambine. Ma se è stato così, l'ho fregato identificandomi con un maschiaccio. Quanto alle letture di Topolino e Paperino, quelle le scroccavo da mio zio tutte le domeniche pomeriggio, quando andavo a casa della nonna.
Poi, non ricordo come e quando, le storie disegnate hanno smesso ai miei occhi il loro fascino e hanno acquisito la fastidiosa qualità di farmi sentire una mocciosa. Il Corriere dei Piccoli mi è diventato detestabile e gli ho detto addio, sebbene lasciassi la Stefi con un rammarico di cui mi rifiutavo di essere consapevole fino in fondo. Pretesi, con malcelato disappunto dei mie genitori, di sostituire Il Corriere dei Piccoli con Cioè. Sì, con quell'orribile giornaletto per teenagers, che spacciava consigli per la prima volta insieme a braccialetti di perline di plastica colorata e adesivi a cuoricini da staccare dalla copertina. Iniziava così l'età degli errori.
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